In questo articolo

  • Le imposte sui profitti: 26% e 12,5%
  • Redditi da capitale e redditi diversi
  • Witholding tax (ritenuta alla fonte)
  • Regimi di tassazione
  • Imposta di bollo
  • Come migliorare la tassazione degli ETF di un portafoglio (efficienza fiscale):

La tassazione degli ETF in Italia: guida pratica (Agg. 2024)

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Financedrip
29 Febbraio 2024
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La tassazione degli ETF

Guida pratica alla fiscalità degli ETF

Le imposte sui profitti: 26% e 12,5%

Allo stato spetta un imposta del 26% su tutti i guadagni derivanti da strumenti finanziari:

  • Vendita di un ETF in profitto
  • Rimborso di un obbligazione acquistata sotto quota 100 es. compri un lotto di un obbligazione che quota € 90, spesa € 900. Quando scade e rimborsa € 1000, pagherai il 26% sulla differenza tra acquisto e rimborso.
  • Incasso di cedole delle obbligazioni
  • Distribuzione degli ETF che distribuiscono i profitti
  • Vendita di un azione in profitto
  • Vendita di un obbligazione in profitto prima della scadenza

Fanno eccezione i titoli di stato dei paesi inseriti nella White list, tra cui figurano la maggior parte degli stati europei, più Cina, Stati Uniti e molti altri, qui una lista. I guadagni su questi titoli di stato, che siano incasso di cedole, vendita o differenza su rimborso, saranno tassati ad un aliquota inferiore, ovvero il 12,5%.

Redditi da capitale e redditi diversi

La normativa Italiana prevede che ci siano due tipi di reddito quando guadagnamo con strumenti finanziari: i redditi da capitale ed i redditi diversi. Quando un investitore chiude una posizione in perdita, accumula una minusvalenza, questa potrà essere "recuperata" dalla tassazione di uno strumento della stessa categoria. esempio: vendo un azione in perdita di € 20 ed un altra in guadagno di € 120. Siccome questa minusvalenza e questa plusvalenza sono entrambe redditi diversi, pagherò le tasse sul guadagno effettivo che è € 100, siccome dal guadagno di 120 tolgo la perdita di 20.

Sono redditi da capitale:

  • Cedole delle obbligazioni
  • Dividendi delle azioni
  • Distribuzione degli ETF
  • Plusvalenze da ETF

Sono redditi diversi

  • Plusvalenze / minusvalenze da azioni ed obbligazioni
  • Plusvaleze / minusvalenze da ETC, ETN ed ETP
  • Minusvalenze da ETF
Salta subito all'occhio che gli ETF sono l'unico strumento per cui lo stato Italiano non ha previsto di poter compensare le plusvalenze con le minusvalenze. Questa scelta legislativa è sicuramente illogica ed è un fastidio per l'investitore

Difatto se un investitore vende un ETF in perdita ed uno in profitto, pagherà il 26% su tutto il guadagno e non potrà scaricare fiscalmente la perdita. Ci auguriamo che lo stato si renda conto del problema della tassazione degli ETF e vi ponga rimedio.

A breve illustreremo dei "trucchetti" per migliorare l'efficienza fiscale del portafoglio dell'investitore in ETF.

Witholding tax (ritenuta alla fonte)

Molti paesi applicano un'imposta aggiuntiva sui dividendi quando questi vengono percepiti da investitori stranieri. A cui lo stato italiano successivamente applica l'imposta del 26%.

Per fare un esempio, ipotizziamo che possiedi azioni Coca Cola e che questa ti paghi € 100 di dividendi, questo è quello che succede:

Emissione dividendo € 100 - Witholding tax USA 30% = € 70, alla ricezione dividendo, imposta reddito da capitale italiana 26% sui € 70 ricevuti, € 70 - € 18,20 = € 51,8

Dividendo iniziale € 100, dividendo post tasse € 51,80

La Witholding tax in molti casi ha l'effetto di massacrare i dividendi che riceviamo da azioni estere

Ogni paese ha delle proprie regole per calcolarla e delle aliquote differenti. Nel caso specifico degli USA, gli investitori italiani possono richiedere l'applicazione di una tassa inferiore, ovvero il 15%, compilando periodicamente un apposito modulo chiamato W8 Ben.

L'investitore accorto pertanto necessita di valutare molto attentamente la normativa dei paesi dove intende acquistare le azioni, non solo a livello fiscale ma anche burocratico.

Gli investitori in fondi/ETF da questo punto di vista sono facilitati, in quanto questi si occupano di pagare la ritenuta alla fonte al posto dell'investitore prima di distribuirgli i proventi (o reinvestirli nel caso degli ETF ad accumulo). Inoltre gli ETF hanno spesso sede in nazioni con una normativa fiscale accomodante, come Irlanda e Lussemburgo, al fine di ridurre l'impatto delle imposte.

Regimi di tassazione

Gli investitori solitamente devono scegliere tra regime Amministrato e regime Dichiarativo.

Il regime gestito è quello di coloro che danno mandato a terzi di investire i propri soldi, in questo caso il gestore applicherà le tasse ogni anno utilizzando la differenza tra il valore totale degli investimento l'anno precedente e quello successivo, non approfondiremo questa tematica in quanto non di interesse per chi investe in prima persona.

Regime amministrato: l'intermediario es. la banca o Directa che è una SIM italiana, si occupano di pagare le imposte al posto dell'investitore, utilizzando i soldi del conto/dell'account. In questo caso l'investitore non deve preoccuparsi della questione. Lo svantaggio è che le tasse vengono applicate subito a transazione effettuata e non alla fine dell'anno fiscale.

Regime dichiarativo: tipico degli economici broker online esteri, in questo caso sarà l'investitore a doversi occupare della tassazione,  dichiarando plusvalenze, minusvalenze, capitale investito ecc.. annualmente insieme alla dichiarazione dei redditi. E' un attività complessa e sbagliare espone a rischio di sanzioni, pertanto la maggior parte di coloro che investono col regime dichiarativo pagano un commercialista annualmente. Sconsigliamo vivamente ad investitori non esperti di cimentarvisi. Alcuni broker come DEGIRO e Scalable, forniscono annualmente un report precompilato da copiare in dichiarazione, tuttavia DEGIRO sono già due anni che lo invia errato, causando problemi agli investitori.

Per chi opera con importi elevati o effettua poche operazioni annue, l'impatto delle commissioni sull'investimento è molto basso, pertanto consigliamo l'utilizzo di intermediari che offrono il regime amministrato.

Per chi ha un operatività elevata, necessità di una maggiore gamma di prodotti o già paga un commercialista per altre sue esigenze, i broker esteri possono essere un'ottima soluzione.

Se vuoi saperne di più sugli intermediari più famosi e quelli che utilizziamo, vai all'articolo dedicato.

Imposta di bollo

Sugli investimenti è applicata un imposta di bollo pari allo 0,20% del capitale investito. Va pagata almeno annualmente, la maggior parte degli intermediari in regime amministrato la applicano con cadenza trimestrale.

Come migliorare la tassazione degli ETF di un portafoglio (efficienza fiscale):

Ecco alcuni suggerimenti pratici per ridurre (seppur molto limitatamente) l'impatto delle imposte sulla tassazione degli ETF:

  • Acquistare i titoli di stato europei singolarmente. Gli ETF su governativo europeo investono oltre il 70% del capitale in solo 5 nazioni, quindi è molto facile ottenere una simile esposizione con 5 titoli obbligazionari. Questi se presi sotto la pari generano redditi diversi che possono compensare minusvalenze da ETF alla scadenza. Chi utilizza questo approccio compra titoli con scadenze diverse in modo da avere regolarmente delle plusvalenze e capitale da reinvestire in una nuova obbligazione. Un altro vantaggio è la certezza di riavere il capitale a scadenza e la possibilità di ignorare le fluttuazioni derivanti dai tassi di interesse (sempre se si porta il titolo a scadenza).

Sconsigliamo l'acquisto di singole obbligazioni in valuta estera per via del rischio cambio (a scadenza potrebbe causare una perdita) e singole obbligazioni speculative (nazioni europee sviluppate hanno un merito creditizio elevatissimo e rischio default di gran lunga inferiore ad un azienda, le obbligazioni speculative invece sono un bel rischio se acquistate singolarmente).

  • Evitare di vendere gli ETF, se possibile. Sarà banale ma se non vendi ETF non avrai ne' minusvalenze da recuperare ne plusvalenze su cui pagare le tasse. Per questo effettuare ribilanciamenti senza vendere gli ETF che sono cresciuti ma solo acquistando quelli "sotto target" con nuova liquidità è più efficiente.
  • Acquistare ETF ad accumulazione se non hai necessità della distribuzione. La distribuzione è comoda, puoi utilizzare la distribuzione dell'ETF cresciuto di più per comprare più quote di quello "sotto", inoltre puoi utilizzarla come rendita extra. Inoltre siccome quando l'ETF distribuisce si riduce di prezzo, questi mantengono dei NAV accettabili e pratici per ribilanciare (alcuni ETF ad accumulo arrivano a costare 800€ la quota). Tuttavia, se non hai alcun interesse a ricevere subito una distribuzione di cedole/dividendi, puoi optare per ETF ad accumulazione che reinvestiranno automaticamente i proventi. In questo modo pagherai le tasse solo quando venderai l'ETF.
  • Chi ha in portafoglio degli ETC (exchange traded commodities) può beneficiarne durante i ribilanciamenti. Vendere questi strumenti in profitto infatti può compensare eventuali minus.