In questo articolo

  • Perché diversificare ex USA
  • Valutazioni elevate, quanto?
  • Concentrazione degli indici
  • Diversificare coi regionali
  • Diversificare rimanendo negli Stati Uniti

Diversificare ex USA: come farlo in modo efficace?

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Financedrip
03 Febbraio 2024
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Diversificare ex usa

Strategie pratiche

Perché diversificare ex USA

Negli ultimi anni, le Big Tech USA hanno dominato il panorama finanziario, emergendo come giganti tecnologici dalle valutazioni stratosferiche. Tuttavia, una crescente consapevolezza tra gli investitori ha portato ad una riflessione critica sulla sostenibilità di tali valutazioni e sulla prudenza di mantenere un'esposizione massiccia a questi colossi.

Questo articolo esplora le ragioni dietro la crescente tendenza degli investitori a considerare una riduzione dell'esposizione alle Big Tech (o agli stati uniti, quindi diversificare ex USA), concentrandosi sulle sfide e sui rischi associati alle attuali quotazioni estremamente elevate di queste società.

Non cerchiamo di prevedere i mercati, ma soltanto di analizzare i rischi.

Valutazioni elevate, quanto?

Per avere un'idea generica di quanto questi titoli siano cari, possiamo iniziare dal price-to-earnings ratio (PE) e price-to-book ratio (PB), sono entrambi indicatori finanziari utilizzati dagli investitori per valutare le azioni di una società.

Ecco una breve spiegazione di entrambi:

Price-to-Earnings ratio:

Il P/E Ratio è un indicatore chiave utilizzato per valutare quanto è "a buon mercato" un'azienda rispetto ai suoi utiliLa formula del P/E Ratio è il prezzo di mercato per azione diviso per gli utili per azione (Earnings Per Share, EPS).

L'interpretazione del P/E Ratio può variare, ma in generale, un P/E Ratio elevato può suggerire che il mercato si aspetta un forte crescita futura o ha grandi aspettative per l'azienda. Al contrario, un P/E Ratio basso può indicare che l'azione potrebbe essere sottovalutata o che ci sono scarse aspettative di crescita.

Price-to-Book Ratio

Il P/B Ratio è un indicatore che confronta il prezzo di mercato di un'azione con il suo valore contabileLa formula del P/B Ratio è il prezzo di mercato per azione diviso per il valore contabile per azione (Book Value Per Share). Il valore contabile rappresenta gli attivi netti dell'azienda, calcolati sottraendo i passivi dagli attivi.

Un P/B Ratio inferiore a 1 indica che l'azione potrebbe essere sottostimata rispetto al suo valore contabile, mentre un P/B Ratio superiore a 1 indica che il mercato valuta l'azienda ad un premio rispetto al suo valore contabile.

Il confronto

Entrambi questi indicatori forniscono agli investitori un'idea delle valutazioni di mercato rispetto alla performance finanziaria di un'azienda, ma è essenziale usarli con discernimento e in combinazione con altre metriche per ottenere una visione più completa.

Andando a confrontare i primi 7 titoli dell'SP500 con il resto del mercato americano questo è il risultato:

La quasi totalità delle aziende nell'indice ha un PE di circa 19, mentre i primi 7 titoli sono scambiati a ben 47 volte i propri utili.

Il PB medio degli ultimi 30 anni del mercato americano è di poco superiore a 3, i principali titoli vengono venduti a oltre il triplo di questo valore.

Entrambi gli indicatori evidenziano che le big tech sono estremamente costose, incorporando aspettative incredibili sui risultati futuri.

Non è insolito per il mercato americano essere particolarmente costoso le aziende dell'SP500 hanno notoriamente un incremento degli utili più sostenuto degli indici non statunitensi:

In blu il prezzo dell'SP500, in arancione gli utili.

Finché gli utili continuano a crescere è fisiologico che le azioni crescano di conseguenza. Tuttavia, occorre prudenza quando si vanno ad acquistare titoli con un prezzo cresciuto molto velocemente sulla base delle aspettative, perché qualora il titolo dovesse deluderle, potrebbe ritracciare velocemente.

E' sicuramente più facile deludere le aspettative quando sono molto elevate, piuttosto che continuare ad accrescerle all'infinito.

Quello che abbiamo visto in questi mesi è stato un aumento delle valutazioni più rapido della crescita degli utili. Per molti investitori è un campanello d'allarme ed è un segnale tipico di un mercato in bolla (non è necessariamente detto che lo sia).

Inoltre, quando gli investitori acquistano posizioni con prezzi elevati, tendono ad avere performance mediocri nel lungo termine.

Questo grafico è la distribuzione dei rendimenti a 10 anni dell'SP500 per diversi livelli di prezzo. Vi è una chiara correlazione tra il prezzo ed i ritorni attesi, dove: azioni più a buon mercato = performance migliori e azioni molto costose = performance inferiori.

Concentrazione degli indici

L'SP500 (ed in modo ancor più drammatico il Nasdaq) paiono estremamente concentrati. Prendendo per esempio il Vanguard SP500, possiamo constatare che i primi 10 titoli pesano oltre il 31% dell'indice, e che l'indice stesso è concentrato per quasi il 30% nel settore tecnologico.

Riscontriamo una simile situazione negli indici "world", con le azioni statunitensi vicine a coprire il 67% dell'MSCI World ed il settore tech oltre il 25%.

Questo rende un investimento "a mercato" piuttosto USA centrico, inadatto ad investitori che tengono alla diversificazione, che sia essa geografica, settoriale o valutaria. Oltre ad essere inadatto per investitori prudenti per via dell'alta incidenza dei settori pro ciclici ed il basso yield.

Una elevata diversificazione geografica e settoriale consente di ridurre la volatilità, incrementa la velocità di recupero di eventuali cali, distribuisce più efficacemente il rischio sistemico e valutario.

Diversificare coi regionali

La strategia più semplice, è quella di affiancare ad un indice "World", uno europeo o eurozona. Questa singola operazione comporta diversi immediati benefici:

  • Riduzione della concentrazione nel mercato USA, diversificando su un maggior numero di economie diverse. Questo riduce il rischio sistemico.
  • Riduzione del rischio valutario, grazie all'aumento delle posizioni in EUR. Inoltre la diversificazione valutaria migliora grazie all'esposizione su altre valute forti come Franco Svizzero e Sterlina Britannica (nel caso di ETF europeo. Quello eurozona è invece più efficiente nella riduzione del rischio valuta).
  • Notevole miglioramento della diversificazione settoriale, i mercati europei sono meno concentrati sui tecnologici e più su settori maturi e stabili. Questo contribuisce anche a ridurre la volatilità, oltre che il rischio sistemico.
  • Fondamentali più solidi, le aziende europee hanno prezzi più convenienti sia in rapporto agli utili che ai dati di bilancio. Questo riduce il rischio di bolle speculative ed è un buon segnale per il lungo termine.

Un investitore con un capitale maggiore, che può permettersi di acquistare più ETF, può diversificare investendo in altri ETF regionali, come:

  • Mercati emergenti
  • Giappone
  • Pacifico sviluppato ex-japan

Questo andrà a distribuire ancora di più gli investimenti su scala globale, portando benefici in termini di diversificazione. Anche gli altri mercati presentano prezzi più convenienti se rapportati ai fondamentali.

Insomma, diversificare ex usa è facile, non richiede particolari capacità o studi.

Diversificare rimanendo negli Stati Uniti

Se ti appassiona il mercato americano, puoi diversificare anche rimanendo all'interno degli USA, come visto nell'articolo sul Russell.

ETF che selezionano i titoli con criteri diversi dalla semplice capitalizzazione possono altresì rappresentare un opzione, come:

Questi, come altri fattoriali, riducono il peso alle tech stocks e diversificano su altri settori.