In questo articolo

  • Cosa sono i mercati emergenti?
  • Aspettative di crescita
  • La politica
  • La globalizzazione: materie prime
  • La globalizzazione: fuga di cervelli
  • &lt;La Valuta&lt;/h2&gt;<p>Altri fattori da considerare prima di investire nei mercati emergenti riguardano la valuta e la diversificazione del portafoglio. <b>Le valute dei paesi in via di sviluppo spesso sono deboli e suscettibili a inflazione elevata e svalutazione rispetto alle valute più forti</b>. La volatilità è ulteriormente amplificata dall'instabilità che caratterizza tali economie, rendendo l'investimento in mercati emergenti rischioso anche dal punto di vista del tasso di cambio.</p><p>Un esempio comune è la <b>preferenza per la negoziazione in dollari per gli scambi internazionali, anche tra paesi non legati agli Stati Uniti</b>. <i>Imprese italiane che importano beni dall'India, ad esempio, potrebbero doverli pagare in dollari, mentre imprese indiane che importano beni italiani potrebbero doverli pagare in euro o dollari.</i></p><blockquote><p>Questa dinamica è logica, dato che le aziende preferiscono accettare valute più stabili e forti per i loro prodotti. Questo spiega perché le banche centrali di tutto il mondo mantengono riserve di dollari, oltre all'oro, per garantire potere di spesa anche in periodi di crisi economica locale.</p></blockquote><p><img src="https://eu2.contabostorage.com/64d989fd5c804c21affa673cffbc3fd6:financedrip/django-summernote/2024-01-28/5f72ec99-b94c-49f2-a587-292ce4ed2a87.png" style=""/></p><p><i>riserve valutarie delle banche centrali</i></p><p>I paesi emergenti, tuttavia, spesso <b>non dispongono di valute forti o allettanti come quelle dei paesi sviluppati</b>, aumentando il rischio valutario negli investimenti in tali regioni. Motivo per cui la dashboard di financedrip gli assegna un rischio valutario maggiore.</p>
  • Diversificazione
  • I migliori ETF

Mercati emergenti: sono davvero il futuro?

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Financedrip
28 Gennaio 2024
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Mercati emergenti

Sono davvero il futuro?

In questo articolo analizzeremo i motivi per cui investire (o non investire) nei mercati emergenti. Questi sono popolari tra i giovani investitori che hanno poca esperienza con le disavventure dei mercati, analizziamo 

Cosa sono i mercati emergenti?

Il concetto ha avuto origine nel lontano 1981, coniato dalla International Finance Corporation in una prospettiva di marketing volta a sollecitare l'interesse degli investitori affinché entrassero nei mercati finanziari delle economie emergenti.

Diversi parametri vengono presi in considerazione per determinare se un'economia è emergente o sviluppata, tra cui il PIL pro capite, la liquidità dei mercati finanziari e l'accessibilità agli investimenti esteri. Aziende di rilevanza come MSCI utilizzano tali criteri per la creazione di indici, sebbene vi siano variazioni nelle valutazioni di diverse entità, come nel caso della Polonia e della Corea del Sud, che vengono considerate in modo differente da MSCI e FTSE.

Attualmente, i mercati in via di sviluppo rappresentano circa il 10-12% della capitalizzazione di mercato globale, includendo nazioni come India, Cina, Brasile, Taiwan, paesi africani, America Latina e Medio Oriente.

ftse all world

L’azionario dei paesi emergenti ha una lunga storia di sottoperformance rispetto ai mercati sviluppati, ed una volatilità spiccatamente superiore.

msci world vs msci emerging markets dal 2008

Il principale motivo per cui molti investitori sono attratti dai mercati emergenti sono le aspettative di crescita


Aspettative di crescita

Il principale richiamo per gli investitori è rappresentato dalle aspettative di crescita, poiché questi mercati solitamente mostrano una crescita annuale del PIL più accelerata rispetto ai mercati sviluppati.

Inoltre, da anni si assiste ad un sempre maggiore afflusso di capitali dall’estero, il che consente ai paesi i via di sviluppo investimenti maggiori rispetto al passato. Una crescita dell’economia reale potrebbe portare di conseguenza ad una maggiore crescita delle società quotate.

Tuttavia, è essenziale sottolineare che la crescita del PIL non si traduce sempre in un aumento effettivo della produttività e degli utili delle società quotate.

Un esempio concreto che mette in luce questa disconnessione è rappresentato dalla Cina, dove gli obiettivi di spesa imposti dal governo hanno spesso portato a investimenti infrastrutturali discutibili e sprechi, generando un aumento del debito senza un corrispondente incremento della capacità produttiva o degli utili aziendali.

È fondamentale comprendere che la crescita del PIL non è un indicatore diretto della crescita economica, poiché gli investitori non collocano i loro fondi direttamente nell'economia reale, ma piuttosto nelle aziende quotate in borsa.

L'efficienza nell'utilizzo del capitale è un elemento cruciale per valutare le aziende, e purtroppo, i mercati in via di sviluppo non godono di una fama particolarmente positiva in questo ambito. Inoltre, in periodi di espansione dei mercati finanziari, l'aumento repentino delle aziende quotate può comportare una diminuzione degli utili e arrecare danni agli investitori.

La politica

Oltre a questi aspetti, la teoria che presuppone l'emergere dei paesi in via di sviluppo verso livelli simili a quelli dei paesi sviluppati non considera fattori fondamentali come la politica e la globalizzazione. I governi di questi paesi possono avere impatti negativi significativi sui mercati finanziari attraverso fenomeni quali corruzione e repressione.

Per esempio, il governo cinese è noto per la sua rigorosità nei confronti delle grandi aziende quotate, imponendo la cessione di interi rami aziendali e potenzialmente rendendo ininvestibili interi settori, come avvenuto recentemente nel caso dell'istruzione.

Analogamente, in India, le accuse di corruzione e manipolazione di mercato del gruppo Adani, un colosso con interessi in diversi settori, hanno sollevato preoccupazioni sulle pratiche commerciali e l'affiliazione governativa.

In Sud Africa, fenomeni di corruzione all'interno del monopolista dell'energia elettrica hanno compromesso gli investimenti in manutenzione ed aggiornamento, generando disagi significativi e blackout a causa della mancata manutenzione dell'infrastruttura.

Non solo la Cina, ma anche paesi come l'Arabia Saudita e la Russia evidenziano un controllo stretto da parte del governo sui mercati finanziari interni, a scapito degli investitori internazionali. Attualmente, la Russia è considerata ininvestibile, con investitori che si trovano con posizioni congelate, impossibili da comprare o vendere.

La globalizzazione: materie prime

Passando alla globalizzazione, questo fenomeno e l'apertura dei mercati incentivano le aziende occidentali ad acquisire o controllare settori nei mercati emergenti, a volte a scapito delle popolazioni locali. Un esempio tangibile riguarda l'acquisizione di risorse naturali, come petrolio, metalli preziosi e terre rare, da parte di imprese occidentali, con benefici spesso maggiori per i paesi sviluppati rispetto a quelli emergenti da cui tali risorse sono estratte.

Abbandonare questa forma di colonizzazione, tuttavia, non garantisce un immediato benessere per la popolazione locale e la crescita economica del paese. La "maledizione delle risorse" è un fenomeno osservato in paesi con abbondanza di risorse naturali, come minerali e combustibili, che tendono ad avere una crescita economica inferiore rispetto a paesi con meno risorse.

Ciò è attribuito a diversi motivi, tra cui la diminuzione della competitività in altri settori economici, l'incertezza legata agli introiti dalle risorse naturali, la gestione inefficace da parte del governo e la fragilità delle istituzioni.

La globalizzazione: fuga di cervelli

Un effetto collaterale della globalizzazione è la "fuga dei cervelli", poiché persone talentuose, specializzate e imprenditoriali tendono a emigrare verso paesi che offrono maggiori opportunità di crescita professionale ed aziendale. I paesi sviluppati forniscono un'istruzione migliore, maggiore accesso al capitale e alle tecnologie, un ambiente di mercato aperto e dinamico.

Questo fenomeno è evidente anche all'interno dei paesi sviluppati, che competono per attirare professionisti qualificati. Non è raro trovare aziende di successo negli Stati Uniti fondate da imprenditori stranieri, che nel paese di origine non avrebbero potuto avere lo stesso successo.

<La Valuta</h2>

Altri fattori da considerare prima di investire nei mercati emergenti riguardano la valuta e la diversificazione del portafoglio. Le valute dei paesi in via di sviluppo spesso sono deboli e suscettibili a inflazione elevata e svalutazione rispetto alle valute più forti. La volatilità è ulteriormente amplificata dall'instabilità che caratterizza tali economie, rendendo l'investimento in mercati emergenti rischioso anche dal punto di vista del tasso di cambio.

Un esempio comune è la preferenza per la negoziazione in dollari per gli scambi internazionali, anche tra paesi non legati agli Stati Uniti. Imprese italiane che importano beni dall'India, ad esempio, potrebbero doverli pagare in dollari, mentre imprese indiane che importano beni italiani potrebbero doverli pagare in euro o dollari.

Questa dinamica è logica, dato che le aziende preferiscono accettare valute più stabili e forti per i loro prodotti. Questo spiega perché le banche centrali di tutto il mondo mantengono riserve di dollari, oltre all'oro, per garantire potere di spesa anche in periodi di crisi economica locale.

riserve valutarie delle banche centrali

I paesi emergenti, tuttavia, spesso non dispongono di valute forti o allettanti come quelle dei paesi sviluppati, aumentando il rischio valutario negli investimenti in tali regioni. Motivo per cui la dashboard di financedrip gli assegna un rischio valutario maggiore.

Diversificazione

Le economie di europa e stati uniti per esempio sono molto più correlate tra loro di quanto non lo siano coi paesi emergentiNon è insolito trovare titoli americani quotati su più borse europee, o valute di economie sviluppate dell’asia legate al dollaro. I paesi sviluppati sono legati tra loro anche per motivi economici e politici.

Queste correlazioni esistono anche nei confronti dei mercati emergenti, ma sono più deboli. Questo è un valido motivo per includere una quota di paesi emergenti in portafoglio, sebbene inferiore a quella dedicata ai mercati maturi.

Allocarne una quota in portafogli di medio termine va pertanto a distribuire più efficacemente il rischio sistemico ed il rischio specifico, a costo di una maggiore volatilità

Nei portafogli di lungo termine invece,  rappresentano una scelta strategica, legata ad un trend di crescita secolareNel lungo termine potrebbero avvenire trasformazioni importanti degli asset e del panorama geopolitico, mantenere una quota di emergenti consente all’investitore di diversificare su un asset potenzialmente molto redditizio, essendo consapevoli che gli equilibri cambiano.

Un altro valido motivo per includere i paesi emergenti in portafoglio sono i fondamentali. 

Le aziende dei paesi emergenti tendono ad essere meno capitalizzate e meno costose rispetto alle loro controparti situate nei paesi sviluppati. Questo consente agli investitori di acquistare più utili per azione.

Per esempio un’azienda a bassa capitalizzazione in brasile potrebbe essere in realtà un’impresa molto grande con centinaia di dipendenti.

I paesi emergenti sono anche molto eterogenei tra loro, per esempio l’America latina è più concentrata su materie prime e beni di prima necessità, gli emergenti del pacifico sui tecnologici, i beni voluttuari e  telecomunicazioni.

settori ETF msci america latina

Settori ETF EM asia

I migliori ETF

E' possibile investire nei mercati emergenti tramite decine di ETF disponibili su borsa italiana. Alcuni tra i più popolari ETF che investono nei mercati emergenti sono: